La sua creazione si deve ad Augustus Bulleit, che si ritiene abbia iniziato a produrlo nel lontano 1830. Sembra tuttavia che Augustus producesse più che altro un rye, almeno in base alla classificazione odierna, dal momento che il suo mashbill conteneva due terzi di segale.

Oggi, il bourbon che porta il suo cognome è prodotto dalla Bulleit Distilling Co. (proprietà del colosso Diageo), nella distilleria di Shelbyville, Kentucky, su ricetta del bisnipote Tom Bulleit, ed è realizzato con un mashbill composto nel modo seguente: 68% mais, 28% segale e 4% orzo maltato.
Il volume alcolico dell’imbottigliamento classico è del 45%. Per la gamma Bulleit esistono in commercio anche un Rye con altissimo contenuto di segale (95%), una versione Barrel Proof e un’espressione maturata 10 anni.
Partirò con il classico e facilmente reperibile Bulleit Bourbon standard, per poi soffermarmi sul Rye appena possibile.

Piuttosto delicato, con una leggera vaniglia accompagnata da miele. A seguire, note erbacee di tè verde, tracce di camomilla e prato. Completa un olfatto non banale un tocco di mentolo. In verità, molto piacevole. Non molto secco, anzi: gradevoli note fruttate, innestate prevalentemente sulle pere, seguite da un dolce sciroppo d’acero. Tratto legnoso decisamente equilibrato e non massivo, accanto a frutta secca tostata (noci). Una piacevole e persistente liquirizia, accanto al tratto mentolato ravvisato anche all’olfatto, completa un palato più che intrigante. Medio-lungo, innestato sul mentolo, noci, liquirizia e nota legnosa.

Molto valido, ben strutturato e non banale. Imperdibile per gli amanti della categoria.